Giove

L’immagine di Giove raffigurata a sinistra nel titolo é stata ripresa con il Newton 412 mm. f/4.3 dell’O.R.S.A.Giove è il quinto pianeta in ordine di distanza dal Sole e il primo per dimensioni. E’ il vero gigante del sistema planetario, dato che la sua massa, da sola, equivale a più del doppio della somma delle masse degli altri pianeti messi assieme. Malgrado ciò, in confronto al Sole resta ancora un nanetto: l’astro centrale del sistema lo supera di ben 1040 volte.

Giove si presta ad essere osservato per vari mesi ogni anno, spostandosi grosso modo di una costellazione all’anno: il suo periodo siderale di rivoluzione, infatti, é di quasi 12 anni, e, in questi 12 anni, il pianeta percorre con una certa regolarità le 12 costellazioni dello Zodiaco.

In media Giove é il pianeta più luminoso dopo Venere, a parte brevi periodi in cui Marte, nel corso di opposizioni perieliche, può superarlo.

L’atmosfera

I dati raccolti dalle sonde Voyager 1 e 2, nonché, in tempi più recenti, dalla sonda Galileo e dal telescopio Hubble, hanno rivelato che l’atmosfera gioviana, il cui spessore è stimato intorno ai 1.000 km, è agitata da continui moti turbolenti: la superficie visibile del pianeta è la parte sommitale di tale atmosfera. Essa è composta da idrogeno (85%) ed elio (15%), con tracce di metano, ammoniaca, acqua e zolfo. Il calore solare e quello emanato dall’interno del pianeta, che irradia una quantità di energia pari a due volte e mezzo quella ricevuta dal Sole, innescano nell’atmosfera grandi movimenti connettivi, con formazione di nubi che l’alta velocità di rotazione costringe a disporsi lungo bande parallele all’equatore. La regolare disposizione di queste bande è interrotta da vere e proprie perturbazioni cicloniche, la maggiore delle quali è la Grande macchia rossa, estesa per 30-40.000 km in longitudine e 13.000 km in latitudine.

Modelli teorici mostrano che a 1.000 km di profondità la pressione è tale da far passare l’idrogeno allo stato liquido; e a 24.000 km l’idrogeno dovrebbe trovarsi allo stato solido. Ad una profondità di 60.000 km, infine, dovrebbe esistere un nucleo di rocce e metalli pesanti.

Le sonde hanno scoperto l’esistenza di un anello di particelle solide sul piano equatoriale e un campo magnetico 4.000 volte più intenso di quello terrestre che si estende fino a una distanza di 8 milioni di km.

Distanza media
dal Sole
778.300.000 km
Distanza massima
dal Sole
815.700.000 km
Distanza minima
dal Sole
740.900.000 km
Periodo di rivoluzione 11,86 anni
Periodo di rotazione 9 ore, 50′ 30”
Velocità
orbitale media
13,1 km/s
Inclinazione dell’asse 3° 05′
Inclinazione dell’orbita
rispetto all’eclittica
1,3°
Eccentricità
dell’orbita
0,048
Raggio equatoriale 71.400 km
Schiacciamento 0,062
Massa 1,9 x 10^27 kg
Densità 1,3 kg/dm³
Albedo 0,45

Schiacciamento ai poli

Contrariamente ad altri corpi del Sistema solare, come la Luna e il Sole, che appaiono cerchi luminosi perfetti (e quindi perfette sfere) Giove, come scoperse Cassini nel 1691, si presenta invece come un’ellisse quasi perfetta e quindi, tradotto ciò nelle tre dimensioni, come uno sferoide schiacciato, qualcosa di simile a un mandarino.

Le teorie di Newton spiegarono il fenomeno: una sfera in rotazione, infatti, diventerà uno sferoide schiacciato, dato che la rotazione obbliga la sfera ad ingrossarsi nelle regioni equatoriali e ad appiattirsi ai poli; più é veloce la rotazione, più marcata é la deviazione dalla sfericità.

Mercurio, Venere e la Luna ruotano troppo lentamente per dar luogo ad un fenomeno misurabile; il Sole, invece, pur ruotando molto veloce, ha una forza gravitazionale tale da non poter subire uno schiacciamento sensibile.

La Grande Macchia Rossa

Le macchie osservate da Cassini, e in seguito da altri, sulla superficie di Giove, cambiavano di continuo: non sembravano dunque appartenere ad una superficie solida: ciò che veniva osservato faceva pensare piuttosto ad un sistema di nubi, e le macchie, allora, potevano essere sitemi ciclonici. Le bande colorate parallele all’equatore potevano essere causate da venti costanti.

La “Grande Macchia Rossa” fu osservata per la prima volta da Robert Hooke nel 1664, e nel 1672 Cassini fece un disegno di Giove in cui essa appariva come una grande macchia rotonda.

La macchia comparve dopo di allora in numerosi disegni, ma fu solo nel 1878 che venne descritta con grande rilievo, da Ernst Wilhelm Tempel.